Descrizione
FRANCESCO BORRELLI
Cartier-Bresson affidava alla fotografia il compito di cogliere l’istante decisivo, grazie al quale poter comprendere appieno la realtà fino allora semplicemente – e superficialmente – osservata. E le novanta foto di Francesco Borrelli qui raccolte – molte degli anni 70 – sono appunto una lunga serie di istanti decisivi che raccontano, con la potenza delle immagini in bianconero, il vissuto di una tranquilla città di provincia.
Per questo cerignolano di nascita, ma milanese di adozione, era quasi una missione il rituale, breve, ritorno “a casa” per ritrovare – e consegnare alla memoria, immortalati dai suoi scatti – i suoi soggetti preferiti: che, come nelle canzoni di Fabrizio De André, sono sempre gli ultimi, gli invisibili. Hanno il volto e le mani di contadini e pastori, casalinghe e artigiani, operai e pensionati. Hanno il volto della gente qualunque, della gente per caso.
Borrelli non è il notaio dei grandi eventi, e non celebra grandi personaggi. Gli eventi che lui racconta – peregrinando nel freddo pungente di un inverno inoltrato o nel caldo opprimente dei pomeriggi agostani – non sono eventi straordinari ma semplicemente ordinari, nei quali però intravedeva consuetudini, tradizioni, momenti forti e valori meritevoli di essere salvati dall’oblio.
E così, da un tempo non troppo lontano, riemergono l’acquaiolo e il lattaio a domicilio, lo straccivendolo, il venditore di lumachine, il venditore ambulante di pepe. Ecco i carretti che rientrano dalla campagna, e quelli che presidiano la città vecchia nel giorno di riposo, cavalli che pascolano in città e greggi che brucano sotto il santuario della patrona. E poi le processioni, le luminarie, le confraternite e i carri trionfali, il sacro e il profano.
Insomma, le gioie e le speranze, le attese e le disillusioni, e la quotidiana fatica di vivere di una comunità ormai inesorabilmente “altra”.
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