Claudia Cennamo, Marco Di Fiore “PRINCIPI DI COMPORTAMENTO MECCANICO NEGLI ELEMENTI STRUTTURALI”

21.00

La raccolta di appunti “Principi di comportamento meccanico negli elementi strutturali” tratta alcuni dei principali argomenti inerenti la Cinematica e la Statica classica dei sistemi meccanici attraverso il concetto di corpo rigido, ed avvia allo studio della Scienza delle Costruzioni accennando agli elementi deformabili.
Partendo dallo studio del sistema di forze e, parallelamente, del campo di spostamenti s’introduce l’analisi tipologica delle strutture attraverso la dualità dei due insiemi di enti: si ricerca l’equilibrio attraverso la determinazione delle reazioni vincolari per le strutture isostatiche, si disegnano i diagrammi delle caratteristiche della sollecitazione, si analizzano le catene cinematiche per le strutture labili, si disegnano i diagrammi degli spostamenti.
L’ultimo capitolo descrive brevemente il nostro esperimento didattico, ossia “il laboratorio di strutture”, una sezione prettamente pratica che organizza la trattazione precedente, focalizzata su modelli ideali, in una realtà fruibile e tangibile, attraverso la partecipazione attiva degli studenti.

Elio Migliorati
Insieme la tradizione continua

30.00

L’autore è mosso da un sentimento affettivo per la sua terra di origine dove ha trascorso l’infanzia e la sua prima giovinezza nei momenti tristi della guerra, durante i quali, il valore della famiglia rappresentava l’unico rifugio sicuro, in grado di far assaporare il calore piacevole dell’esistenza. Proteggersi per proteggere chi ci è vicino è il sentimento che ha spinto e ha guidato l’autore in tutta la sua esistenza, anche dopo essersi allontanato dsalla sua terra natia. Il libro di carattere autobiografico, ricco di intense emozioni, assolve una missione educativa, senza la iattura di chi sente forte il richiamo del proprio sangue e non lesina energie e risorse per offrire anche a coloro meno attrezzati le stesse condizioni di vita. L’autore coltiva con passione il litterarum otium inteso non come riposo, bensì come attività letteraria.

Elvira Capece Masiello – Alex e Paul alla ricerca del pianeta perduto [2]

15.00

Dopo un paio di giorni di quel vagabondare ininterrotto si imbatterono inaspettatamente in un gruppo di case-caverne, uguali a quelle che già conoscevano ma con una particolarità: quelle case erano mobili, e Alex e Paul le videro scivolare sull’acqua fino ad accostarsi l’una all’altra, e addirittura strabuzzarono gli occhi quando ne videro uscire gli abitanti e incontrarsi sedendo insieme a chiacchierare, e poi finito il motivo dell’incontro, ritornare allo stesso posto e alla stessa maniera di prima. Gli abitanti di quelle case avevano un aspetto particolarissimo, erano alti, longilinei, i volti avevano tratti regolari, ma non avevano orecchie, e avevano invece tre braccia, di cui uno, il più lungo del normale, era posizionato dietro la schiena.

Elvira Capece Masiello- Vittoria, Maria Chiara e le sirene [1]

15.00

Quello che trovarono i ragazzi quando arrivarono nel regno dei tre maghi superava ogni loro più rosea immaginazione. La città, se così si poteva chiamare, era addobbata a festa, le montagne di cristallo scintillavano di luci e di colori, e sulla cima di ognuna di quelle era stato posizionato un albero pieno di grosse sfere, anch’esse di cristallo, che ondeggiavano nel vento leggero e lasciavano trasparire dal loro interno una infinità di luci accese che rallegravano tutto lo spazio intorno, e dei sedili a forma di palloni e in una grande varietà di colori, erano sparsi un po’ dappertutto, e fu su quei sedili che i ragazzi videro sedute, quando arrivarono, la maggior parte delle sirene che abitavano le caverne sottomarine, con il sovrano Mamud e sua moglie Tanit proprio al centro, che sorridevano, pieni di una gioia che non riuscivano a contenere. E tutto quello era accompagnato dallo svolazzare delle donne-farfalla che, come al solito, quando c’era aria di festa, cantavano canzoni melodiose e bellissime.

Elvira Capece Masiello-Alex e Paul e la vendetta di Kormoran [3]

15.00

In quel posto dalla maestosa bellezza, c’erano strade, e case lungo quelle strade o arroccate sui cucuzzoli delle montagne, alcune avevano delle guglie sottili e appuntite, e l’architettura era così splendida da dare alle facciate l’aspetto di un merletto; ne erano tante, con le vie che si intersecavano tra loro, e piccole piazze rotonde che avevano un  acciottolato irregolare e una forma avvolgente, che sembrava chiamare la gente a raccolta. Alex e Paul si scambiarono uno sguardo, e in quello sguardo c’era un’eccitazione che fecero fatica a nascondere a tutta quella gente angos ciata dalla paura del futuro più prossimo. Quel labirinto di case e di strade, in un posto completamente deserto, faceva intravedere grandi scopertre e avventure esaltanti, soprattutto perché sembrava non avere abitanti, nessuno che potesse intralciarli nelle loro ricerche ardimentose.

Elvira Capece Masiello-Il ritorno di Mustafà [2]

15.00

Il grosso gatto guardò con un’aria di superiorità così grande da mortificare quell’uomo che per tutta la vita era stato un campione di superbia; gli mostrò le cose che aveva creato solo con il potere della sua mente, e le depose ai suoi piedi, prima di andarsene con un sorriso ironico, mentre gli occhi si soffermavano sulla figura allampanata, vestita di una tunica sporca e sfilacciata, i capelli unti e la benda sull’occhio ridotta a brandelli, e che non riusciva a nascondere le ferite di un passato non molto lontano.

Elvira Capece Masiello-Le avventure di Alex e Paul [1]

15.00

L’omaccione, dopo aver dato una spinta ai ragazzi perché si muovessero in fretta verso il compito che li aspettava, e averli guardati con aria minacciosa, come ad avvertirli che se non avessero fatto il loro dovere avrebbero passato un brutto quarto d’ora, afferrò Alex e Paul per le spalle, e con poche parole concitate -ma usando più i gesti, vista l’impossibilità di capirsi- li spinse a seguire il gruppo e a comportarsi come loro. Così i due, piuttosto sorpresi, e quasi inorriditi, videro quei ragazzi simili a straccioni, con vestiti rattoppati e sfilacciati ai bordi, sporchi e scarmigliati, posizionarsi nei vari angoli della piazza e tendere le mani per chiedere l’elemosina, atteggiando il viso a una espressione di sofferenza e di grande disagio, con l’intento di impietosire quel mare di gente, che lanciava loro uno sguardo indifferente ma lasciava cadere qualche moneta in quelle mani tese che suggerivano grande indigenza.

Elvira Capece Masiello-Mustafà, Veronica e il pianeta del male [1]

15.00

Il mago si era appena rallegrato, congratulandosi con se stesso per la propria bravura, quando il suo mezzo riprese a rollare e a scuotersi bloccandosi e riprendendo ad andare in una serie interminabile di scossoni, e a nulla valse frenare ripetutamente, l’astropalla aveva ormai perso ogni controllo, e corse a velocità folle, quasi fosse un missile, impennandosi verso il cielo e scendendo poi vorticosamente, come se dovesse precipitare da un momento all’altro, finché, esaurita forse la sua potenza, caddè giù a picco, in un posto che Mustafà non ebbe il coraggio di guardare, e si inabissò in qualcosa che il povero mago al momento non vide, perché occupato a tapparsi l’occhio con una mano, mentre con l’altra si aggrappava al sedile dietro di sè, pregando terrorizzato di non schiantarsi al suolo in un posto dove nessuno lo avrebbe mai più trovato.

Elvira Capece Masiello-Vittoria, Maria Chiara e la montagna incantata [2]

15.00

Intanto i ragazzi, che da poco avevano ripreso a stare insieme, continuavano a dividersi tra il loro paese e i mondi sottomarini, dove si trovavano così bene. e si divertivano così tanto, da avere sempre vivo, dentro di loro, il desiderio di fare una puntata in quei posti favolosi, nei quali, non solo erano circondati dall’affetto di tutti, ma sperimentavano anche sensazioni nuove, che derivavano dal fatto di avere sviluppato una spiritualità così grande da essere in grado di aprlare mentalmente con tutti gli abitanti di quei mondi, senza contare la possibilità che avevano di volare e usare a piacimento le ali di cui i tre maghi li avevano dotati, e di poterle nascondere senza che nessuno se ne accorgesse quando erano sulla terraferma, nel loro paese. Si erano legati moltissimo a tutti quegli esseri particolari che popolavano quei mondi, e insieme a loro lottavano per difendere il bene e non permettere a quelli che volevano invece portare solo il male, di sconvolgere la pace e la tranquillità che si vivevano in quei posti meravigliosi.

Elvira Capece Masiello
Mustafà alla riscossa [3]

15.00

Ad un tratto, mentre era immersa nei suoi pensieri, Samira fu sorpresa da una voce cupa e cavernosa che le chiedeva qualcosa, e sobbalzò, fermandosi di botto, e davanti a lei vide un uomo, che sebbene avesse capelli brizzolati e una lunga barba, era ancora abbastanza giovane e dall’aspetto gradevole, e il suo spavento si tramutò in speranza: finalmente un uomo! pensò, qualcuno che potesse diventare il suo compagno. Sorrise e gli chiese chi fosse, mentre sentiva uno scalpiccio piuttosto strano in quel posto deserto. L’uomo sorrise a sua volta e le porse la mano per salutarla: “mi chiamo Benny”, disse, e si fece avanti, e la sorpresa di Samira fu così grande che rimase a lungo con gli occhi sbarrati a guardare quello che era un uomo solo a metà, perché la parte inferiore del suo corpo era quella di un cavallo.

FRANCISCO BLANCO GARCĺA – L’alloro di Cerignola

6.00

La figura di Consalvo da Cordova, il “Gran Capitano”, l’eroe della Battaglia di Cerignola del 28 aprile 1503, non è stata soltanto oggetto di numerose monografie ed opere storiche, ma anche il soggetto di un dramma, scritto nel 1889 da Francisco García Blanco, un frate agostiniano spagnolo. Un dramma di cui si ignorava l’esistenza e che non sarebbe mai venuto alla luce se non avessi avuto la fortuna di trovarlo sul sito di una casa editrice londinese di libri antichi e poco noti al pubblico, la “Forgotten books” (mai nome fu più adatto: in inglese significa “libri dimenticati”). Inoltre, da una rapida ricerca effettuata sul sito dell’OPAC, risulta totalmente assente dal Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale; ho successivamente scoperto che solo 4-5 biblioteche di università statunitensi ne possiedono una copia.

La traduzione potrebbe presentare alcune imprecisioni e in alcuni punti è caratterizzata da “forzature” tese a rendere più comprensibile il senso generale del testo (cosa d’altronde necessaria nel caso di un’opera teatrale peraltro scritta in versi) e quindi accessibile al maggior numero possibile di lettori, soprattutto quelli più giovani, i quali, molto probabilmente, non hanno piena contezza di un evento storico che ebbe un peso importante nella storia d’Italia e il cui teatro – è il caso di dirlo! – fu la loro terra natia.

Franco Conte
Il calcio a Cerignola: ricordi ed emozioni

30.00

«La storia di un territorio è davvero un campo inesauribile di indagine. Lo dimostra questa pubblicazione che ripercorre le vicende di un secolo della nostra città colte da un’angolazione insolita e molto interessante, inesplorata fino ad oggi. Un percorso a ritroso tra vecchie glorie, aneddoti ed esilaranti memorie calcistiche: senz’altro non  piacerà solo ai patiti dello sport o a chi vi si sentirà emotivamente coinvolto in questa ricerca monografica, ma sicuramente conquisterà la curiosità e l’interesse di chiunque ami collezionare memorie, recuperare testimonianze e radici o semplicemente raccontare e raccontarsi. …» Rossella Rinaldi

Iride Traversi
Nonna Rosa racconta…

13.00

Iride Traversi – nata a Cerignola, è sposata e ha due figli. Insegna Filosofia e Storia presso il Liceo Scientifico “A. Einstein” della sua città. È appasionata di storia locale e tradizioni popolari. Ha già pubblicato un saggio di storia “Fatti e protagonisti della Battaglia di Cerignola” (Foggia 2003) e un saggio di filosofia “L’immagine femminile di Dio” (Roma 2005).

Nonna Rosa racconta nasce dall’intento di calare il lettore in un mondo senza tempo dove valori e sentimenti vivono da sempre e per sempre, e dal desiderio di spingere le giovani generazioni a riscoprire ciò che è veramente importante nella vita: l’amore per la famiglia, il rispetto degli anziani, la lealtà nell’amicizia, l’onestà e la fede. Anche se le novelle sono ambientate in luoghi esistiti o esistenti a Cerignola e dintorni, i personaggi protagonisti delle storie sono frutto della fantasia o della tradizione popolare.

Marco Tullio Tirone – Spunti di deontologia e Ordinamento forense

10.00

a cura del Comitato giuridico dell’Associazione Forense di Cerignola. Presentazione di Michele Mandrone e contributi di: Nicola Marino, Gianfranco Dinoia, Giuseppe Puntillo, Carolina Scarano, Mario Antonio Ciarambino, Paolo Ricci, Michele Allamprese, Loredana Lepore, Rosantonia Mennuni, Tommaso Dilorenzo, Annarita Moscarella, Maria Pia Bonavita, Carmela Lapiccirella, Carmela Papagni,  Paola Quarticelli, Gianfranco Dinoia, Stefania Battista, Annarita Moscarella.

Marco Tullio Tirone-Le spese legali

10.00

a cura del Comitato giuridico dell’Associazione Forense di Cerignola. Premessa di Michele Mandrone e contributi di: Saverio Cibelli, Michele Allamprese, Paolo Ricci, Carolina Scarano, Rosantonia Mennuni, Marco Merlicco, Tommaso Dilorenzo, Maria Carmela Lapiccirella, Carmela Papagni, Paola Quarticelli, Gianfranco Dinoia, Stefania Battista, Annarita Moscarella.

Rossella Rinaldi
La mia Itaca

10.00

Rossella Rinaldi, laureata in Lettere Classiche, docente di Italiano e Latino al Liceo Scientifico della sua città, prestata alla politica dalla società civile, dal 1993 per quasi dieci anni è stata Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Cerignola. All’interno di una personale esperienza intimistica, sollecitata forse dalla malattia con la quale ha lottato dal luglio del 2004, ha trovato la sua vena poetica. “La mia Itaca” è la sua prima pubblicazione.

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Claudia Cennamo, Marco Di Fiore “PRINCIPI DI COMPORTAMENTO MECCANICO NEGLI ELEMENTI STRUTTURALI”

21.00

La raccolta di appunti “Principi di comportamento meccanico negli elementi strutturali” tratta alcuni dei principali argomenti inerenti la Cinematica e la Statica classica dei sistemi meccanici attraverso il concetto di corpo rigido, ed avvia allo studio della Scienza delle Costruzioni accennando agli elementi deformabili.
Partendo dallo studio del sistema di forze e, parallelamente, del campo di spostamenti s’introduce l’analisi tipologica delle strutture attraverso la dualità dei due insiemi di enti: si ricerca l’equilibrio attraverso la determinazione delle reazioni vincolari per le strutture isostatiche, si disegnano i diagrammi delle caratteristiche della sollecitazione, si analizzano le catene cinematiche per le strutture labili, si disegnano i diagrammi degli spostamenti.
L’ultimo capitolo descrive brevemente il nostro esperimento didattico, ossia “il laboratorio di strutture”, una sezione prettamente pratica che organizza la trattazione precedente, focalizzata su modelli ideali, in una realtà fruibile e tangibile, attraverso la partecipazione attiva degli studenti.

Elio Migliorati
Insieme la tradizione continua

30.00

L’autore è mosso da un sentimento affettivo per la sua terra di origine dove ha trascorso l’infanzia e la sua prima giovinezza nei momenti tristi della guerra, durante i quali, il valore della famiglia rappresentava l’unico rifugio sicuro, in grado di far assaporare il calore piacevole dell’esistenza. Proteggersi per proteggere chi ci è vicino è il sentimento che ha spinto e ha guidato l’autore in tutta la sua esistenza, anche dopo essersi allontanato dsalla sua terra natia. Il libro di carattere autobiografico, ricco di intense emozioni, assolve una missione educativa, senza la iattura di chi sente forte il richiamo del proprio sangue e non lesina energie e risorse per offrire anche a coloro meno attrezzati le stesse condizioni di vita. L’autore coltiva con passione il litterarum otium inteso non come riposo, bensì come attività letteraria.

Elvira Capece Masiello – Alex e Paul alla ricerca del pianeta perduto [2]

15.00

Dopo un paio di giorni di quel vagabondare ininterrotto si imbatterono inaspettatamente in un gruppo di case-caverne, uguali a quelle che già conoscevano ma con una particolarità: quelle case erano mobili, e Alex e Paul le videro scivolare sull’acqua fino ad accostarsi l’una all’altra, e addirittura strabuzzarono gli occhi quando ne videro uscire gli abitanti e incontrarsi sedendo insieme a chiacchierare, e poi finito il motivo dell’incontro, ritornare allo stesso posto e alla stessa maniera di prima. Gli abitanti di quelle case avevano un aspetto particolarissimo, erano alti, longilinei, i volti avevano tratti regolari, ma non avevano orecchie, e avevano invece tre braccia, di cui uno, il più lungo del normale, era posizionato dietro la schiena.

Elvira Capece Masiello- Vittoria, Maria Chiara e le sirene [1]

15.00

Quello che trovarono i ragazzi quando arrivarono nel regno dei tre maghi superava ogni loro più rosea immaginazione. La città, se così si poteva chiamare, era addobbata a festa, le montagne di cristallo scintillavano di luci e di colori, e sulla cima di ognuna di quelle era stato posizionato un albero pieno di grosse sfere, anch’esse di cristallo, che ondeggiavano nel vento leggero e lasciavano trasparire dal loro interno una infinità di luci accese che rallegravano tutto lo spazio intorno, e dei sedili a forma di palloni e in una grande varietà di colori, erano sparsi un po’ dappertutto, e fu su quei sedili che i ragazzi videro sedute, quando arrivarono, la maggior parte delle sirene che abitavano le caverne sottomarine, con il sovrano Mamud e sua moglie Tanit proprio al centro, che sorridevano, pieni di una gioia che non riuscivano a contenere. E tutto quello era accompagnato dallo svolazzare delle donne-farfalla che, come al solito, quando c’era aria di festa, cantavano canzoni melodiose e bellissime.

Elvira Capece Masiello-Alex e Paul e la vendetta di Kormoran [3]

15.00

In quel posto dalla maestosa bellezza, c’erano strade, e case lungo quelle strade o arroccate sui cucuzzoli delle montagne, alcune avevano delle guglie sottili e appuntite, e l’architettura era così splendida da dare alle facciate l’aspetto di un merletto; ne erano tante, con le vie che si intersecavano tra loro, e piccole piazze rotonde che avevano un  acciottolato irregolare e una forma avvolgente, che sembrava chiamare la gente a raccolta. Alex e Paul si scambiarono uno sguardo, e in quello sguardo c’era un’eccitazione che fecero fatica a nascondere a tutta quella gente angos ciata dalla paura del futuro più prossimo. Quel labirinto di case e di strade, in un posto completamente deserto, faceva intravedere grandi scopertre e avventure esaltanti, soprattutto perché sembrava non avere abitanti, nessuno che potesse intralciarli nelle loro ricerche ardimentose.

Elvira Capece Masiello-Il ritorno di Mustafà [2]

15.00

Il grosso gatto guardò con un’aria di superiorità così grande da mortificare quell’uomo che per tutta la vita era stato un campione di superbia; gli mostrò le cose che aveva creato solo con il potere della sua mente, e le depose ai suoi piedi, prima di andarsene con un sorriso ironico, mentre gli occhi si soffermavano sulla figura allampanata, vestita di una tunica sporca e sfilacciata, i capelli unti e la benda sull’occhio ridotta a brandelli, e che non riusciva a nascondere le ferite di un passato non molto lontano.

Elvira Capece Masiello-Le avventure di Alex e Paul [1]

15.00

L’omaccione, dopo aver dato una spinta ai ragazzi perché si muovessero in fretta verso il compito che li aspettava, e averli guardati con aria minacciosa, come ad avvertirli che se non avessero fatto il loro dovere avrebbero passato un brutto quarto d’ora, afferrò Alex e Paul per le spalle, e con poche parole concitate -ma usando più i gesti, vista l’impossibilità di capirsi- li spinse a seguire il gruppo e a comportarsi come loro. Così i due, piuttosto sorpresi, e quasi inorriditi, videro quei ragazzi simili a straccioni, con vestiti rattoppati e sfilacciati ai bordi, sporchi e scarmigliati, posizionarsi nei vari angoli della piazza e tendere le mani per chiedere l’elemosina, atteggiando il viso a una espressione di sofferenza e di grande disagio, con l’intento di impietosire quel mare di gente, che lanciava loro uno sguardo indifferente ma lasciava cadere qualche moneta in quelle mani tese che suggerivano grande indigenza.

Elvira Capece Masiello-Mustafà, Veronica e il pianeta del male [1]

15.00

Il mago si era appena rallegrato, congratulandosi con se stesso per la propria bravura, quando il suo mezzo riprese a rollare e a scuotersi bloccandosi e riprendendo ad andare in una serie interminabile di scossoni, e a nulla valse frenare ripetutamente, l’astropalla aveva ormai perso ogni controllo, e corse a velocità folle, quasi fosse un missile, impennandosi verso il cielo e scendendo poi vorticosamente, come se dovesse precipitare da un momento all’altro, finché, esaurita forse la sua potenza, caddè giù a picco, in un posto che Mustafà non ebbe il coraggio di guardare, e si inabissò in qualcosa che il povero mago al momento non vide, perché occupato a tapparsi l’occhio con una mano, mentre con l’altra si aggrappava al sedile dietro di sè, pregando terrorizzato di non schiantarsi al suolo in un posto dove nessuno lo avrebbe mai più trovato.

Elvira Capece Masiello-Vittoria, Maria Chiara e la montagna incantata [2]

15.00

Intanto i ragazzi, che da poco avevano ripreso a stare insieme, continuavano a dividersi tra il loro paese e i mondi sottomarini, dove si trovavano così bene. e si divertivano così tanto, da avere sempre vivo, dentro di loro, il desiderio di fare una puntata in quei posti favolosi, nei quali, non solo erano circondati dall’affetto di tutti, ma sperimentavano anche sensazioni nuove, che derivavano dal fatto di avere sviluppato una spiritualità così grande da essere in grado di aprlare mentalmente con tutti gli abitanti di quei mondi, senza contare la possibilità che avevano di volare e usare a piacimento le ali di cui i tre maghi li avevano dotati, e di poterle nascondere senza che nessuno se ne accorgesse quando erano sulla terraferma, nel loro paese. Si erano legati moltissimo a tutti quegli esseri particolari che popolavano quei mondi, e insieme a loro lottavano per difendere il bene e non permettere a quelli che volevano invece portare solo il male, di sconvolgere la pace e la tranquillità che si vivevano in quei posti meravigliosi.