Il grosso gatto guardò con un’aria di superiorità così grande da mortificare quell’uomo che per tutta la vita era stato un campione di superbia; gli mostrò le cose che aveva creato solo con il potere della sua mente, e le depose ai suoi piedi, prima di andarsene con un sorriso ironico, mentre gli occhi si soffermavano sulla figura allampanata, vestita di una tunica sporca e sfilacciata, i capelli unti e la benda sull’occhio ridotta a brandelli, e che non riusciva a nascondere le ferite di un passato non molto lontano.
Il mago si era appena rallegrato, congratulandosi con se stesso per la propria bravura, quando il suo mezzo riprese a rollare e a scuotersi bloccandosi e riprendendo ad andare in una serie interminabile di scossoni, e a nulla valse frenare ripetutamente, l’astropalla aveva ormai perso ogni controllo, e corse a velocità folle, quasi fosse un missile, impennandosi verso il cielo e scendendo poi vorticosamente, come se dovesse precipitare da un momento all’altro, finché, esaurita forse la sua potenza, caddè giù a picco, in un posto che Mustafà non ebbe il coraggio di guardare, e si inabissò in qualcosa che il povero mago al momento non vide, perché occupato a tapparsi l’occhio con una mano, mentre con l’altra si aggrappava al sedile dietro di sè, pregando terrorizzato di non schiantarsi al suolo in un posto dove nessuno lo avrebbe mai più trovato.
Ad un tratto, mentre era immersa nei suoi pensieri, Samira fu sorpresa da una voce cupa e cavernosa che le chiedeva qualcosa, e sobbalzò, fermandosi di botto, e davanti a lei vide un uomo, che sebbene avesse capelli brizzolati e una lunga barba, era ancora abbastanza giovane e dall’aspetto gradevole, e il suo spavento si tramutò in speranza: finalmente un uomo! pensò, qualcuno che potesse diventare il suo compagno. Sorrise e gli chiese chi fosse, mentre sentiva uno scalpiccio piuttosto strano in quel posto deserto. L’uomo sorrise a sua volta e le porse la mano per salutarla: “mi chiamo Benny”, disse, e si fece avanti, e la sorpresa di Samira fu così grande che rimase a lungo con gli occhi sbarrati a guardare quello che era un uomo solo a metà, perché la parte inferiore del suo corpo era quella di un cavallo.